Pordenone, morto a 10 anni per lo scoppio di una granata: condannato il nonno che aveva raccolto l’ordigno

Una tragedia ha scosso la comunità di Vivaro, un piccolo comune in provincia di Pordenone, dove un bambino di soli dieci anni ha perso la vita a causa dell’esplosione di una granata. L’incidente, avvenuto nel settembre 2023 all’interno di un’officina, ha portato alla condanna del nonno del ragazzo per omicidio colposo, una sentenza che ha sollevato interrogativi su responsabilità e sicurezza in aree potenzialmente pericolose.

La dinamica dell’incidente

Il nonno, 67 anni, aveva rinvenuto la granata, un ordigno di tipo GTG 40 mm utilizzato in esercitazioni militari, in una zona militare. Decidendo di conservarla nell’officina, il nonno non si rendeva conto del rischio che rappresentava. Il tragico evento si è consumato quando il nipote ha maneggiato l’ordigno, provocando un’esplosione fatale.

La sentenza del giudice

Il giudice ha emesso una sentenza di sei mesi di reclusione, sospesa, ritenendo il nonno colpevole di imprudenza. Secondo il tribunale, l’anziano avrebbe dovuto adottare misure per impedire che il bambino potesse entrare in contatto con la granata. L’accusa ha sottolineato la condotta imprudente del nonno, evidenziando come la sicurezza del nipote dovesse essere una priorità assoluta.

Le argomentazioni della difesa

Dall’altro lato, la difesa ha presentato un quadro differente, sostenendo che la zona in cui la granata era stata trovata non era adeguatamente bonificata e che il nonno non era consapevole del pericolo rappresentato dall’ordigno. L’attenzione si è concentrata sulla responsabilità delle autorità competenti nel garantire la sicurezza dell’area, soprattutto in un contesto in cui altri ordigni inesplosi sono stati rinvenuti successivamente all’incidente.

Un contesto di insicurezza

Il ritrovamento di altri ordigni inesplosi nell’area ha sollevato interrogativi sulla gestione delle zone militari e sulla responsabilità delle istituzioni nel garantire la sicurezza dei cittadini. La questione della bonifica delle aree militari è tornata prepotentemente alla ribalta, con molti che chiedono maggiori controlli e interventi per prevenire simili tragedie in futuro.

Le ripercussioni sulla comunità

La morte del bambino ha lasciato un segno indelebile nella comunità di Vivaro, che si è unita nel cordoglio per la perdita di una giovane vita. La vicenda ha sollevato un acceso dibattito sulla responsabilità degli adulti nella tutela dei più giovani e sull’importanza di una maggiore consapevolezza dei rischi legati alla presenza di ordigni militari nel territorio.

Possibili sviluppi futuri

La difesa del nonno ha dichiarato che potrebbe decidere di presentare ricorso in Appello, una volta ricevute le motivazioni della sentenza. Questo potrebbe portare a ulteriori sviluppi legali e a un’analisi più approfondita della questione della sicurezza nelle aree militari.

In conclusione, la tragedia di Vivaro non è solo una storia di una vita spezzata, ma un monito sulle responsabilità che tutti abbiamo nel garantire la sicurezza dei più vulnerabili. La comunità attende risposte e azioni concrete per evitare che simili incidenti possano ripetersi in futuro.


Immagine di copertina e fonte della notizia: Tgcom24